Cabras e la penisola del Sinis

Tharros, resti di un'antica città

Nell'incantevole penisola del Sinis (Cabras, Oristano) si può ammirare un vero e proprio museo a cielo aperto: il sito archeologico punico-fenicio di Tharros

Un'antica città punico-fenicia a picco sul mare, Tharros si specchia nella acque cristalline del Mediterraneo raccontando la storia antica dell'isola sarda e dei popoli che l’hanno abitata.

Situato nel comune di Cabras, il sito domina la penisola del Sinis con i resti degli edifici che hanno resistito allo scorrere del tempo e che rappresentano la testimonianza più importante delle civiltà marinare antiche. Tharros fu fondata, probabilmente sopra a delle preesistenti costruzioni nuragiche, dai Fenici nel corso dell'VIII secolo a.C. diventando un approdo importante nel sistema degli scambi commerciali e poi una città vera e propria, destinata a seguire una struttura complessa, legata ai culti religiosi antichi. I resti rinvenuti e meglio conservati di questo insediamenti, si legano sostanzialmente all'aspetto funerario e votivo.

La città risulta divisa in due aree ben distinte: una necropoli e un Tophet, il tipico santuario a cielo aperto utilizzato dalle civiltà fenicio-punica per seppellire i resti dei sacrifici animali e delle morti infantili. Nell'area del santuario non a caso sono state rinvenute urne contenenti ceneri di neonati e di animali. Intorno al tophet invece erano state erette delle pietre votive di epoca punica: le stele. Il tophet fu utilizzato fino all'arrivo dei Romani nel territorio: la conquista dell’isola da parte di Roma portò allo smantellamento del santuario e alla costruzione di edifici in stile romano che ancora oggi si mescolano ai reperti precedenti. Le pietre del tophet per esempio furono utilizzate per la costruzione di un anfiteatro di cui non resta altro che un insieme di pietre emergenti a forma di cerchio.

Le mura difensive, o quel che rimane, mostrano l'importanza di difendere la città dagli assalti che giungevano dal mare. I Punici in particolare dotarono la cinta di una sorta di trincee che i Romani convertirono a cimitero, come ci confermano i ritrovamenti di sarcofagi lungo queste buche scavate nel terreno.
Dotata persino di un sistema fognario costruito dai Romani, Tharros rappresentava un avamposto importante che congiungeva la costa del Sinis all'entroterra sardo per mezzo di strade costruite nel periodo punico-fenicio e poi risistemate dai Romani. Anche l'approvvigionamento dell’acqua portò alla costruzione di soluzioni sempre più all'avanguardia: resti di bagnarole testimoniano il metodo di raccolta dell'acqua piovana dei Fenici, poi migliorato con le grandi capacità ingegneristiche romane, tanto che venne costruito successivamente un acquedotto che migliorò notevolmente la raccolta delle acque.

Al centro della città sono, o sarebbe meglio dire erano, situati i monumenti più importanti: un tempio monumentale e un tempio a pianta semitica di cui è rimasto ben poco. Verso la riva invece si scorgono i resti delle Terme romane e un tempietto. Dal lato opposto, in direzione delle colline invece sono stati rinvenuti resti di abitazioni.

La città di Tharros fu abitata fino alla metà dell'XI° secolo d.C. quando la popolazione arretrò verso l'interno a causa degli attacchi da mare dei Saraceni.

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